martedì 4 dicembre 2012

INTERVISTA A BARBARA BARALDI

Oggi, per la mia rubrica Interviste Anomale, ho il piacere di fare quattro chiacchiere con la dark lady della penna, definita "la regina del thriller gotico italiano": Barbara Baraldi. Ho da poco finito di leggere il suo thriller "Lullaby - La ninna nanna della morte" (Castelvecchi) e quindi mi sembra giusto ripercorrere, assieme a lei, le fasi principali della sua carriera letteraria.

Ciao, Barbara. Benvenuta sul mio blog. Giuri di dire la verità, tutta la verità e nient'altro che la verità?
Non giuro mai, dovrai accontentarti della mia parola.

Mi accontento. Cominciamo con qualche domanda personale. Cosa significa vivere scrivendo? A livello pratico, quali vantaggi e quali svantaggi comporta l'essere una scrittrice di professione?
Ci solo voluti anni prima di poter trasformare il mio sogno nella mia professione, sacrifici e abnegazione. Ho fatto quattro anni senza potermi permettere un giorno di ferie e non era certo facile tornare a casa da una giornata pesante di lavoro, mangiare qualcosa al volo per mettermi subito a scrivere. Dedicavo alla scrittura le notti, le domeniche, albe frenetiche e pause pranzo. Ma per portare a termine un romanzo è necessario tempo e dedizione, oltre che disciplina e passione. Ma come amo dire, per poter realizzare i propri sogni a volte bisogna sanguinare.
Vantaggi? Fare il lavoro che amo. Scrivere fa parte della mia essenza. Svantaggi? Tanti sacrifici, e nessuna certezza.

Ti senti di dover ringraziare qualcuno per il successo che stai avendo? A parte il tuo talento e un pizzico di fortuna (che non deve mancare mai), c'è stato qualcuno in particolare che ti ha aiutata o incoraggiata in questo percorso?
Sicuramente la mia famiglia mi ha sempre incoraggiata, ma la forza di volontà è l'arma più preziosa che mi ha spronato in questo cammino.

Va bene, ora passiamo alle tue opere. Qualche mese fa ho finito di leggere il tuo secondo romanzo, "La collezionista di sogni infranti". Mi è piaciuto molto, perché è una sorta di noir psicologico che ruota intorno al rapporto tra due ragazze. Ci vuoi parlare di questo libro e del tuo rapporto con Perdisa Pop, il tuo editore di allora?


È un romanzo a cui sono molto legata e che contiene una riflessione sulla rete e su come sia facile perdere l'identità quando la vita virtuale diventa più appagante di quella reale. Mi sono trovata molto bene con Perdisa, al punto che l'anno seguente è uscito il seguito della Collezionista: "La casa di Amelia".

Bene. Procediamo secondo l'ordine delle mie letture, anche se sono un po' a casaccio. Posso dire che, forse, il tuo libro che ho apprezzato di più è "Bambole pericolose", pubblicato dal Giallo Mondadori nel 2010. Un romanzo complesso, forse una delle tue opere più lunghe, un thriller che si dipana in una Bologna gotica, segreta, fatta di combattimenti e riti sessuali. Ho apprezzato sia la protagonista femminile, Eva, che Franco, il suo allenatore. Vuoi dirci qualcosa sulla nascita di questo romanzo e sul tuo approdo al Giallo Mondadori?
Nel 2007 ho vinto il Gran Giallo città di Cattolica, e l'ambito premio era la pubblicazione del racconto vincitore nel Giallo Mondadori. L'editor di allora rimase molto colpito dal mio racconto e mi chiese se avevo un romanzo pronto da fargli leggere. E io, che continuavo a credere nel mio sogno, un romanzo nel cassetto ce l'avevo eccome, già revisionato. All'editor il romanzo piacque e nel 2008 "La bambola dagli occhi di cristallo" uscì nel Giallo Mondadori. "Bambole pericolose" è il suo seguito. La Bambola è nata in un periodo in cui Bologna era balzata alla cronaca per continui casi di violenza nei confronti delle donne, così ho inventato il personaggio della killer fatale, una sorta di giustiziere della notte in gonnella che pulisce le strade dalla criminalità.

Complimenti! Sviscerare i momenti salienti della tua carriera è molto interessante, come credo sia per ogni personaggio noto che fa dell'arte il suo pane quotidiano. Bene, abbiamo passato al setaccio alcuni aspetti della Barbara Baraldi gotica. Ora passiamo all'altro versante, quello urban fantasy. Sta spopolando, in libreria, la tua saga di Scarlett (Mondadori), di cui sono usciti i primi due capitoli. Vuoi dirci qualcosa in merito a questo personaggio e a questa trilogia, a metà strada tra una storia di formazione e un fantasy? Romanzi, questi, apparentemente molto lontani dai tuoi risvolti gotici e thriller...
In realtà la serie Scarlett raccoglie le atmosfere gotiche e thriller dei miei romanzi precedenti, al punto che nel primo volume c'è un omicidio e la relativa indagine della protagonista. Scarlett è una ragazza di oggi, con problematiche legate all'età e alla crescita. Alla trama classica da romanzo di formazione si unisce quella dark fantasy con l'incursione del soprannaturale a sconvolgere la sua vita e gli equilibri. E naturalmente l'amore. Un amore impossibile, un sentimento assoluto e devastante, quanto pericoloso.

Romanzi e racconti a parte, di recente ti sei anche affacciata al mondo del fumetto. Prima con la graphic novel "Bloodymilla" (Delos Books) e poi, addirittura, con un episodio per Dylan Dog, il fumetto italiano più famoso nel mondo. La tua storia, "Il bottone di madreperla", inserita nel Dylan Dog Color Fest di agosto 2012, ha riscosso un notevole apprezzamento, sia presso i tuoi fan che presso i fedelissimi dell'indagatore dell'incubo. Ci spieghi come e quando è nato il tuo amore per il fumetto? E com'è nata l'idea de "Il bottone di madreperla"?
Il mio amore per i fumetti viene da lontano, da quando ero soltanto una bambina e in soffitta a casa dei miei, ho trovato la collezione di Alan Ford di mio padre. Con le nuvole parlanti, è stato amore a prima vista. Ho cominciato a raccontare storie molto prima di decidermi a scriverle. E spesso scaturivano da sogni, o visioni, che immaginavo… a fumetti. Non l’ho mai confessato a nessuno, ma mi è capitato di sognare di essere la protagonista di un manga, in cui tutto era disegnato proprio come un manga! Insomma, ero ossessionata dalla fusione tra parole e disegni. E così, da lettrice, sono diventata sceneggiatrice. Sono fan dell'Indagatore dell'Incubo e avrei sempre sognato di scrivere una storia per lui. "Il bottone di madreperla" riprende tutte le tematiche che mi sono care come la memoria e l'amore vero che sopravvive alla morte. È una storia intrisa di romanticismo profondo, proprio come romantico è il personaggio creato da Sclavi.

Bene, Barbara. Siamo giunti alla fine dell'intervista. L'ultima domanda che voglio porti riguarda non tanto il tuo profilo da autrice, quanto quello da lettrice. Fammi i nomi dei tuoi autori di riferimento, che ami di più o che abbiano, in qualche modo, influenzato il tuo modo di affrontare l'arte dello scrivere.


Ci sono vari scrittori che amo e hanno influenzato il mio immaginario. Da Marguerite Duras, a Hermann Hesse. Adoro Palahniuk, Fante, Bunker e King. Poe e Lovecraft hanno affollato la mia mente con i loro mondi immaginari e onirici.
Dalla fantascienza cito con piacere Hinz e Herbert. Non dimentico Eugenides, Pennac e Izzo. Ops, potrei andare avanti all'infinito.



Grazie mille, dark lady (inchino). Sei stata gentilissima. In bocca al lupo per tutti i tuoi progetti. Ciao!
Figurati, è stato un piacere.






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