giovedì 1 novembre 2012

INTERVISTA A SILVIA ROBUTTI

Quest’oggi apro la rubrica Interviste Anomale, e ho il piacere di fare quattro chiacchiere con Silvia Robutti. Ventisette anni, medico veterinario, Silvia vive a Torino col suo gatto (naturalmente nero) e ama, in rigoroso ordine alfabetico: gli animali, la scrittura e i viaggi. "La maledizione della fiamma" è il suo primo romanzo pubblicato, e ha vinto il prestigioso Premio Odissea.


D. Ciao Silvia, benvenuta sul mio blog. Ho appena finito di leggere il tuo romanzo, "La maledizione della fiamma", quindi mi sembra giusto ospitarti come prima autrice per la mia rubrica "Interviste Anomale". Giuri di dire la verità, tutta la verità e nient'altro che la verità?
S. Sul signore degli anelli, io lo giuro (ah, ah, ah!)

D. Okay, cominciamo con una domanda inutile. Cosa stavi facendo prima che ti intervistassi?
S. La detartrati a un cane!

D. Mmm... è un esperimento di magia nera o fai la veterinaria?
S. La seconda... La magia nera solo nel tempo libero!

D. E allora parliamo del tempo libero. Il mio, ultimamente, l'ho impiegato leggendo il tuo libro, "La maledizione della fiamma". Mi ha emozionato e mi ha avvinto, quindi direi che è stato tempo ben speso. Tu quanto "tempo libero" hai impiegato a scriverlo?
S. Parecchio... ci ho messo circa un anno a scriverlo e dieci lunghi secoli (o almeno così mi sembra di ricordare) a ricorreggerlo!

D. Caspita, quindi hai iniziato intorno all'anno Mille a scriverlo? Però! E per le correzioni e le revisioni: ti ha aiutato qualcuno (un amico, un editor) oppure hai fatto tutto da sola?
S.Di solito stampo una prima versione, la leggo su carta e mi appunto le modifiche che ritengo necessarie. Stampo poi tre copie della versione ricorretta e le faccio girare tra gli amici. Inoltre mando il file alla lettura incrociata del rifugio degli esordienti. Ammetto però che la seconda versione rimane poi pressoché immutabile (salvo per i centigliardi di errori di battitura, gli strafalcioni dall'inglese, e altri disguidi tecnici).

D. Vedo che sei abbastanza puntigliosa e, immagino, severa con te stessa. D'altronde non si vince un premio di questa portata senza rigore e disciplina nella scrittura. Veniamo al romanzo. La protagonista, Azoleen, è una sfigata colossale, ma ha una tale forza dentro, che provare empatia è quasi automatico. Parlaci di lei.
 S. Bhe... lei è la protagonista di un libro fantasy, per tanto è una chiavica iellata ed egocentrica come tutti loro sono sempre (o quasi). All'inizio non mi stava molto simpatica, soprattutto per la carenza di senso dell'umorismo che la contraddistingue, ma effettivamente alla lunga stimola empatia, mi ci sono affezionata parecchio e non scriverle un seguito è stata dura.

D. Perché non scrivere un seguito? Hai già escluso la possibilità di una "Maledizione della fiamma 2"?
S. Beh, non vorrei rovinare tutto! E poi ora credo che sia passato troppo tempo per riprendere in mano la storia.

D. Va bene, allora torniamo al premio. Dicci come e quando hai saputo di ver vinto. E cosa hai provato in quel momento.
S. Ho aperto la mail il primo giorno di rientro sul lavoro da un viaggio in Australia, ho dovuto rileggerla tre volte per accertarmi che non si trattasse di un'allucinazione da jet lag, dopo di che ho cacciato un urlo istrerico e ho cominciato a saltellare qua e la terrorizzando la collega che continuava a chiedermi cosa fosse successo. Ero soprattutto stupefatta, perché mi ero convinta di aver perso.

D. Perché ti eri convinta di aver perso (recte: non aver vinto)?
S. Beh... al Salone del libro di Torino avevo incontrato Silvio Sosio, della Delos e, senza per altro presentarmi, gli avevo fatto un paio di domande sul concorso. Silvio aveva giustamente risposto in maniera evasiva, ma io ne avevo comunque dedotto di non aver vinto... Probabilmente per non dover guastare con un a bella speranza un periodo altrimenti perfettamente orribile.

D. Be, diciamo che hai avuto una piacevole sorpresa. Meritata, confermo. Il tuo libro è avvincente e appassionante, e non si rifà a molti cliché in voga in questo momento. Anzi, direi che ha un'impostazione originale pur innestandosi su uno sfondo classico, quasi epico. Come ti sono sembrate, fino a ora, le risposte dei lettori?
S. Beh, sembra che piaccia... anche se, a parte quelli dei conoscenti, ho poco modo di raccogliere commenti.

D. A un certo puntp del tuo libro c'è una frase che mi ha fatto sbellicare. Azoleen, rivolgendosi alla caceriera della prigione, dice: "E lei se la sente di infilarsi in quel posto la doppia razione insieme a tutta la dannata redenzione?" Ecco. Questo è il più bel vaffanculo che io abbia mai letto in un fantasy. Se dovessi dedicare questa frase a qualcuno, a chi la dedicheresti? Mi devi fare almeno tre nome, di persone esistenti o personaggi inventati, che manderesti a quel paese...
S. Beh, certamente una prof del liceo e un'ex capa cui la signora Knet è deliberatamente ispirata sono le candidate migliori. Riguardo a personaggi inventati credo che Dolores Umbridge (quella di Harry Potter) sia perfetta.

D. Nel romanzo trova spazio anche una storia d'amore. Quella tra lei, protagonista, e Ehyl, un ragazzo irriverente, simpatico e giocherellone. Ti sei ispirata a qualcuno? Magari una tua vecchia storia, il tuo ragazzo (attuale o passato) o niente di così romantico?
S. Ehyl è un misto di ricordi, desideri, premonizioni e necessità di controbilanciare una protagonista parecchio pesantella! Gli sono molto affezionata!

D. Bene, grazie infinite. L'intervista anomala è finita. Ti è piaciuta? Se rispondi di sì, non la pubblico...
S. Ma come? certo che mi è piaciuta... la più divertente mai fatta (con questa ne ho fatte tre )!

D. Ma scusa, dovevi dire di no! Vabbè, pazienza, sono costretto a pubblicarla lo stesso. Grazie, Silvia. Complimenti per il tuo romanzo e in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
S. Grazie mille, mi sono davvero divertita! 

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